GIORNATA DELLA MEMORIA 27 gennaio 2023:una memoria di oggi

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2023: una memoria di oggi

Sono le 12.00 circa del 27 gennaio 1945, una giornata gelida fra il grigio della neve e il grigio del cielo, quando quattro soldati russi si avvicinano al reticolato di Auschwitz.  Quattro giovani soldati a cavallo. Ai loro occhi si apre una scena inaspettata: restano in silenzio, attoniti di fronte a uno spettacolo incredibile: “cadaveri scomposti, baracche sconquassate, pochi vivi”. Queste le parole di Primo Levi all’inizio del suo libro “La tregua”.  Questi quattro ragazzi provano per primi uno “strano stupore” per il male altrui, stupore assurdo di chi ha vissuto quei fatti e non può dimenticare. Ma di questi fatti grazie proprio alla scelta del 27 gennaio come data per la commemorazione, se ne parla, ne possiamo discutere ORA nei social, nei Parlamenti, ma anche nelle case e nelle scuole.

Così da anni immancabilmente nelle nostre classi, con i ragazzi, ricordiamo e vogliamo stare di fronte a questa storia che pezzetto su pezzetto dà forma a un grande puzzle…. Una storia che, a detta di qualche studente, potrebbe anche essere un racconto di quelli creati per fare “paura”, tipo “horror” o “giallo”. O un racconto immaginario di un video-game, che se riesci ad arrivare alla fine puoi vincere di salire su un grosso carro armato dei vincitori, come si vede in “La vita è bella” di Benigni. Ma insieme ricordiamo, che non è solo portare un bel mazzo di fiori sopra un monumento e poi via, giriamo pagina. No, questo non ci basta, non ci corrisponde. Insieme ORA ricordiamo per diventare più consapevoli. Come? Dando spazio ai testimoni, conoscendo i fatti storici. Così ogni anno scolastico leggiamo pagine di libri, ascoltiamo la voce di chi c’era, di chi ha visto, partecipiamo alle rappresentazioni teatrali proposte nel nostro territorio.

Quest’anno “Come sorelle” della Compagnia Mattioli ci ha fatto commuovere e insieme divertire, ha messo a tema l’amicizia vera, che non conosce differenze di “razza” o classe sociale, l’amicizia che non ha fine e che può essere paragonata a un legame di sangue da quanto è profonda e “per sempre”. E in classe i ragazzi ad uno ad uno hanno potuto dar voce a un piccolo ricordo, a una breve riflessione. Brava l’attrice che ha interpretato da sola le due amiche, mettendo tra i capelli ora un fiore bianco, ora un fiore rosa; e poi la sorellina più piccola che gioca con le stelle gialle da attaccare agli abiti, distintivo sociale, come fossero coriandoli divertenti. Ma che spavento quando con, un forte botto, cade una valigia: appaiono sulla scena la bandiera con la svastica e il giubbotto di un SS, entrato con forza nella casa della famiglia ebrea per portare via la mamma e le due bambine. E ancora la lettura del cartello “No cani, no ebrei” sulle vetrine dei negozi; la voce fuori campo “Vincere! E vinceremo!” di quando Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania. E il maestro che a scuola mette in ultimo banco la bambina ebrea fino a quel momento tra le prime della classe: ingiusto, possiamo affermare oggi.

Così ricordiamo l’olocausto di 6 milioni di ebrei, e non solo ebrei, come ci ha ricordato la protagonista di questo one woman show che ha potuto rappresentare il tutto anche grazie al racconto del suo papà, deportato in Germania come operaio “robusto” per lavorare in fabbrica, uno dei pochi sopravvissuti ritornati a casa.

Infine alcune riflessioni, spontanee, dettate dal cuore degli alunni di classe prima: “Così tante persone non sono morte invano perché noi ricordiamo. E’ importante ricordare cosa è successo nel passato per evitare che questi drammi si ripetano. Non importano le razze, siamo tutti parte dell’umanità, siamo tutti fratelli. Costruiamo insieme una nuova pace, aiutandoci”.

La memoria di un avvenimento che si è compiuto è vera oggi se mi interroga ancora, se commuove ORA il mio cuore. Allora il presente diviene ricco di ciò che lo ha preceduto.

prof Luisa e i ragazzi di I media

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